Quando si affitta un appartamento senza trasferire la propria residenza, sorgono dubbi significativi riguardo al pagamento della TARI, la tassa sui rifiuti urbani che finanzia la raccolta e lo smaltimento degli scarti domestici. La situazione è regolata da precise norme nazionali e comunali, che stabiliscono quando e da chi questa tassa deve essere versata. L’ambiguità nasce spesso dal fatto che la non residenza può sembrare sufficiente per escludere l’obbligo, ma le regole prevedono scenari più complessi, legati sia alla presenza in casa sia alla durata del contratto di locazione.
Obblighi fiscali per l’inquilino non residente
Secondo la normativa italiana, pagare la TARI è un dovere che grava su chi detiene o occupa un immobile, non solo sul proprietario. Questo significa che anche un inquilino che non ha trasferito la propria residenza anagrafica nell’abitazione è potenzialmente tenuto al versamento della tassa, a seconda della durata del contratto di affitto.
Sebbene la legge (art. 1, comma 641 della Legge n. 147/2013) preveda in linea generale che la TARI sia dovuta dagli utilizzatori dell’immobile, per gli affitti inferiori ai sei mesi la responsabilità fiscale rimane solitamente in capo al proprietario. Invece, per le locazioni di durata superiore a sei mesi, l’inquilino viene considerato a tutti gli effetti il soggetto obbligato al pagamento, anche se non formalmente residente nell’appartamento. Il Comune identifica periodi prolungati di utilizzo come prova sufficiente che l’immobile possa generare rifiuti e, quindi, debba collaborare al servizio di smaltimento urbano.Residenza anagrafica
Ruolo del proprietario e possibili accordi
Nel caso in cui l’inquilino non trasferisca la residenza, ma soggiorni nell’appartamento per più di sei mesi, c’è la possibilità che uno degli occupanti effettui una denuncia di attivazione TARI presso l’Ufficio Tributi del Comune, allegando una copia del contratto di locazione. L’accordo tra le parti può comunque prevedere che la tassa rimanga intestata al proprietario, a patto che sia chiaramente specificato nel contratto e riconosciuto dal regolamento comunale, un aspetto da verificare sempre con l’ente locale competente. Questa flessibilità consente di adattare l’obbligo alla situazione specifica, ma non elimina la tassazione: la casa rimane soggetta al tributo finché è legalmente abitabile e utilizzabile, indipendentemente dalla presenza permanente di chi vi soggiorna.TARI
Casi particolari
- Se in casa non ci sono né arredi né utenze attive, l’immobile può essere dichiarato inutilizzabile e quindi esente dalla TARI. Tuttavia, questa condizione va certificata al Comune e, soprattutto, non deve esserci alcuna residenza anagrafica mantenuta all’indirizzo.
- Il solo distacco delle utenze (acqua, luce, gas) non è sufficiente per evitare la tassa, se formalmene risulta una residenza anagrafica o un utilizzo continuativo dell’immobile. La presunzione di produzione di rifiuti resta valida finché non si dimostra il contrario.
Calcolo della tassa e criteri applicativi
La calcolazione della TARI avviene tenendo conto di due parametri principali: la superficie calpestabile dell’immobile e il numero degli occupanti. La superficie è definita come quella netta interna all’appartamento, mentre il numero di persone si basa sui soggetti che vi abitano secondo le informazioni comunicate per la tassa o per precedenti tributi come TARES o TARSU.
Quando non sono presenti persone residenti, il Comune può comunque applicare una tariffa basata sul potenziale volume di rifiuti prodotto. In alcuni casi, soprattutto per gli immobili utilizzati saltuariamente o da non residenti, le amministrazioni introducono un costo fisso più contenuto e un costo variabile legato al vero utilizzo che si può dimostrare. È importante sapere che la superficie catastale
Agevolazioni, riduzioni ed esenzioni
Per gli utilizzatori non residenti sono previste in alcuni casi riduzioni parziali della tassa, soprattutto se l’abitazione non viene utilizzata per la maggior parte dell’anno o se si tratta di soggetti residenti all’estero. La Legge di Bilancio 2021 ha introdotto una riduzione della TARI fino a due terzi per le abitazioni di soggetti che non risiedono in Italia, ma è necessario soddisfare requisiti specifici e presentare domanda al proprio Comune.
Oltre alle riduzioni, sono possibili anche esenzioni totali nei casi di immobili dichiarati inutilizzabili, purché privi di utenze, arredi e quindi di ogni presupposto di reale utilizzo. Tuttavia, la presenza della residenza o di un utilizzo periodico può comportare comunque l’applicazione del tributo, seppur più ridotto.
La denuncia di attivazione e la verifica comunale
- Chi prende in affitto un appartamento senza trasferire la propria residenza deve presentare apposita denuncia di attivazione TARI entro trenta giorni dall’inizio dell’occupazione.
- Il Comune accerta il diritto ad agevolazioni, riduzioni ed esenzioni sulla base di regolamenti interni e controlli, spesso richiedendo una documentazione dettagliata su contratto di locazione, stato dell’immobile e presenza effettiva.
In sintesi, il non trasferimento della residenza nell’appartamento affittato non determina automaticamente l’esonero dal pagamento della tassa rifiuti. L’obbligo sorge in funzione della durata del contratto, della reale occupazione e delle condizioni interne all’immobile. È sempre consigliabile consultare il regolamento comunale di riferimento e, nell’incertezza, rivolgersi all’Ufficio Tributi locale, dove si potrà ottenere la risposta più aggiornata e specifica per il proprio caso.