Allerta investitori: ecco cosa sono gli ETP e perché possono essere più rischiosi di quanto pensi

Gli ETP, acronimo di Exchange Traded Products, rappresentano una vasta categoria di strumenti finanziari di tipo passivo, negoziati in borsa, che consentono agli investitori di ottenere esposizione su una gamma di asset molto vasta: azioni, obbligazioni, valute, materie prime e indici sono solo alcune delle possibilità offerte. Questi strumenti, estremamente versatili, si sono diffusi rapidamente proprio per la praticità e l’accessibilità che offrono anche ai risparmiatori individuali: è possibile investire su mercati e settori altrimenti difficilmente accessibili, con costi relativamente contenuti e aggiornamenti continui sulla composizione dei portafogli sottostanti, spesso pubblicati su base giornaliera.

Le principali tipologie di ETP e le loro peculiarità

Nel panorama degli ETP, si identificano principalmente tre grandi famiglie: ETF (Exchange Traded Funds), ETC (Exchange Traded Commodities) e ETN (Exchange Traded Notes). Gli ETF sono veri e propri fondi d’investimento quotati e regolamentati, spesso utilizzati per replicare indici azionari o obbligazionari, godendo di specifiche tutele normative che ne disciplinano la gestione e la custodia dei patrimoni. Gli ETC, invece, sono strumenti costruiti per offrire esposizione a materie prime o valute e possono prevedere la detenzione fisica degli asset sottostanti, senza però costituire fondi d’investimento nel senso stretto del termine. Gli ETN, infine, sono titoli di debito emessi da istituzioni finanziarie e il loro rendimento è collegato alla performance di un benchmark di riferimento; ciò comporta che il rischio dell’investimento sia legato non solo al sottostante, ma anche alla solidità dell’emittente.

Secondo la definizione tecnica di ETP, questi strumenti non offrono alcuna garanzia in termini di pagamento di interessi e spesso non sono dotati di rating, a differenza delle obbligazioni tradizionali. Gli ETP forniscono quindi un accesso semplificato e trasparente ai mercati, senza la necessità di ricorrere a strumenti più complessi come swap, contratti a termine o la detenzione fisica degli asset.

Quali sono i rischi degli ETP e perché a volte sono sottovalutati

Nonostante la loro crescente popolarità e le evidenti opportunità che offrono in termini di diversificazione e costi, gli ETP non sono privi di rischi. In primo luogo, chi investe in questi strumenti si espone al cosiddetto rischio di mercato: ogni variazione del prezzo dell’asset sottostante si riflette direttamente sulla quotazione dell’ETP, rendendoli soggetti a oscillazioni a volte anche molto marcate. Si tratta di un rischio intrinseco, legato al funzionamento stesso dei mercati finanziari, e dunque ineliminabile.

Un aspetto meno evidente, ma estremamente rilevante, riguarda invece i rischi associati alla struttura stessa degli ETP. In particolare, diverse categorie di ETP non sono fondi UCITS e dunque non offrono le stesse protezioni regolamentari previste per gli investitori di ETF registrati. Questo vale soprattutto per ETC ed ETN, che, ad esempio, non garantiscono sempre una effettiva detenzione dell’asset fisico o possono essere strumenti non collateralizzati, con il rischio di perdere l’intero capitale in caso di insolvenza dell’emittente.

Nel dettaglio:

  • I leveraged ETP amplificano sia i guadagni che le perdite, a volte moltiplicando per 2 o 3 la variazione del sottostante: strumenti di questo tipo sono particolarmente rischiosi e adatti solo a investitori estremamente esperti.
  • Gli ETN sono titoli di debito non garantiti: il loro rischio principale è il default della banca o dell’istituzione finanziaria che li emette.
  • Gli ETC su materie prime, se non backed da coperture fisiche o da una segregazione dei patrimoni, possono esporre a rischi aggiuntivi, come la liquidità o la solvibilità di terzi.
  • L’assenza di protezione rispetto al fallimento di alcune piattaforme trading o banche depositarie aumenta il profilo di rischio.

Perché gli ETP sono spesso percepiti meno rischiosi di quanto realmente siano

La semplicità con cui si può accedere all’acquisto degli ETP, spesso tramite piattaforme online intuitive e broker a basso costo, induce molti investitori a sottovalutare i rischi effettivi. Si diffonde l’idea che tutti gli ETP siano strumenti affidabili e controllati come i tipici fondi comuni, mentre in realtà solo una parte di essi (gli ETF UCITS) gode di una piena regolamentazione a tutela dei risparmiatori.

Inoltre, la performance passata di alcuni ETP, magari legati a indici azionari ampi, può trarre in inganno circa la solidità o la sicurezza del prodotto. Non bisogna dimenticare che le oscillazioni dei mercati e i movimenti improvvisi di alcuni asset sottostanti possono causare perdite significative, soprattutto nei prodotti più complessi o a leva.

Un altro rischio poco compreso è legato alla replica sintetica: molti ETP, invece di detenere realmente gli asset sottostanti, si limitano a replicarne l’andamento tramite derivati, swap o accordi con terzi. Questa strategia espone a

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