Perché ti trattengono così tanto sulla pensione? Ecco come funziona l’IRPEF

Molti pensionati si domandano perché una parte consistente della propria pensione venga trattenuta dallo Stato ogni mese. La risposta si trova nel meccanismo di tassazione che coinvolge gli assegni pensionistici: la pensione, infatti, in Italia è considerata a tutti gli effetti un reddito assimilato a quello da lavoro dipendente e per questo è soggetta alla stessa normativa fiscale che si applica agli stipendi dei lavoratori. In altre parole, su quasi tutte le pensioni si paga l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), oltre alle addizionali regionali e comunali, rendendo l’importo versato ogni mese più basso rispetto alla cifra lorda indicata nel cedolino.

Perché la pensione viene tassata come un reddito

Il principio su cui si basa la tassazione delle pensioni è la considerazione che l’assegno pensionistico rappresenta un vero e proprio reddito personale, al pari di quello da lavoro dipendente. L’IRPEF si applica infatti a tutte le persone fisiche che percepiscono un reddito sul territorio italiano, comprendendo non solo lavoratori ma anche chi riceve prestazioni previdenziali.

L’INPS, ente che eroga la maggior parte delle pensioni pubbliche, agisce come sostituto d’imposta: trattiene ogni mese l’IRPEF direttamente sulla pensione lorda, calcolando quanto spetta effettivamente al pensionato, e versa la somma trattenuta all’Erario. Questa modalità garantisce che la fiscalità sia applicata in modo regolare e continuo.

Non tutte le pensioni, tuttavia, sono tassate: alcune prestazioni assistenziali – come assegni sociali o invalidità civile – sono erogate al netto di prelievi fiscali e ricadono nella cosiddetta no tax area. Al contrario, chi riceve importi superiori a una certa soglia deve subire trattenute sempre crescenti.

Come funziona il sistema a scaglioni: le aliquote IRPEF sulle pensioni

L’IRPEF è un’imposta progressiva a scaglioni: ciò significa che l’aliquota – cioè la percentuale prelevata dallo Stato – cresce all’aumentare del reddito complessivo. Ogni scaglione ha una propria aliquota e al superamento di ciascuna soglia solo la parte eccedente viene tassata con l’aliquota superiore.

A partire dal 2024, il sistema è stato reso più semplice grazie all’eliminazione di uno scaglione. Nel 2025 gli scaglioni applicati su salari e pensioni sono tre:

  • 23% per redditi fino a 28.000 euro annui: questa aliquota, la più bassa, include la maggior parte dei pensionati italiani.
  • 35% per redditi tra 28.001 e 60.000 euro: l’aliquota intermedia si usa solo per la parte di pensione oltre i 28.000 euro e fino a 60.000 euro all’anno.
  • Aliquota superiore (almeno 43%) sopra i 60.000 euro: per chi riceve le pensioni più elevate, come già avveniva negli anni precedenti, si applicano le aliquote più alte previste dalla legge, sebbene la percentuale definitiva venga aggiornata periodicamente.

È importante ricordare che, essendo un’imposta a scaglioni, non tutto il reddito viene tassato con l’aliquota massima, ma ciascuna quota viene “spalmata” sulle aliquote corrispondenti. In pratica:

  • fino a 28.000 euro si paga sempre il 23%;
  • solo ciò che eccede questa cifra e non supera i 60.000 euro è tassato al 35%;
  • la parte ulteriore è tassata al 43%.

Questa modalità aumenta la progressività, consentendo di “proteggere” parzialmente i redditi più bassi e di assicurare un maggior contributo da chi percepisce importi più elevati.

Trattenute, detrazioni e addizionali: cosa influisce sul netto

L’importo effettivo della pensione versata ogni mese non dipende solo dall’IRPEF applicata, ma subisce anche l’influenza di altri fattori.

  • Detrazioni per pensionati: chi percepisce la pensione ha diritto a specifiche detrazioni d’imposta, simili a quelle riconosciute ai lavoratori dipendenti. Queste detrazioni abbattono l’imposta lorda dovuta, soprattutto per chi riceve assegni di importo contenuto, aiutando a mantenere un certo potere d’acquisto.
  • Addizionali regionali e comunali: oltre all’IRPEF, bisogna considerare anche le addizionali locali che si sommano all’imposta nazionale. Ogni regione e ogni comune stabilisce autonomamente l’aliquota da applicare, con effetti visibili sul cedolino della pensione.
  • Trattenute straordinarie o pesi specifici: in alcuni casi possono essere applicate trattenute aggiuntive, come recuperi per debiti pregressi, quote di assistenza sanitaria integrativa o trattenute per eventuali assegni alimentari.

In definitiva, il netto pensione può essere inferiore di diverse centinaia di euro rispetto al lordo, specialmente per coloro che superano determinate soglie di reddito.

Le novità introdotte dalla riforma e il peso effettivo sull’assegno

Il dibattito in corso sulle riforme fiscali ha portato, negli ultimi anni, a una riduzione del numero di scaglioni e ad alcune modifiche alle aliquote, nel tentativo di offrire una maggiore equità tra le diverse fasce di reddito. Per molti pensionati italiani, queste riforme hanno comportato un vantaggio economico di qualche decina o centinaia di euro all’anno, specialmente per chi rientra nei primi scaglioni. Nel 2025, ad esempio, grazie all’innalzamento della soglia del secondo scaglione, alcune pensioni potranno beneficiare di un incremento mensile fino a 120 euro e di una pressione fiscale meno gravosa rispetto al passato.

L’obiettivo dichiarato dal Governo è quello di garantire una più ampia equità nella distribuzione degli oneri fiscali, alleggerendo il peso sulle pensioni basse e medie mediante una tassazione più favorevole, e concentrando invece la pressione sui trattamenti più elevati. Tuttavia, la progressività porta con sé l’inevitabile conseguenza che, man mano che cresce la pensione, una quota sempre più consistente venga trattenuta. Confrontando pensione lorda e pensione netta, questa differenza può apparire notevole, dando la sensazione che la trattenuta sia “troppo” elevata.

In questo scenario, molti pensionati si vedono costretti a fare i conti con trattenute che riducono significativamente l’importo percepito rispetto al lordo, ma tale sistema risponde a un’impostazione fiscale tesa a mantenere solidarietà e sostenibilità del sistema previdenziale pubblico. L’imposta, infatti, finanzia non solo la spesa pensionistica corrente, ma anche i servizi pubblici, la sanità e, in parte, il funzionamento dello Stato.

Conclusioni e riflessioni sulle prospettive future

La trattenuta IRPEF sulla pensione rappresenta dunque il principale meccanismo attraverso cui lo Stato garantisce una fiscalità equa, progressiva e attenta alle esigenze dei più deboli. Pur percependo talvolta il sistema come penalizzante, soprattutto in presenza di importi pensionistici medi o alti, è utile sapere che le aliquote e le detrazioni vengono periodicamente riviste per bilanciare tutela sociale, necessità di bilancio e rispetto dei principi costituzionali.

Per il futuro sono attesi ulteriori interventi: si parla della possibilità di ridurre ancora gli scaglioni e di potenziare le detrazioni e le misure di sostegno per chi si trova nella no tax area o vive in condizioni di particolare fragilità. La consapevolezza di come funzioni realmente il prelievo fiscale, insieme all’attenzione alle novità previste dalle riforme, rappresenta uno strumento essenziale per tutti i pensionati e per coloro che andranno in pensione nei prossimi anni.

Comprendere i meccanismi dell’IRPEF e delle trattenute permette di affrontare con maggiore serenità la pianificazione del proprio futuro finanziario, orientando scelte e aspettative rispetto all’assegno che si riceverà ogni mese. Resta dunque fondamentale tenersi informati su eventuali modifiche normative e sulle opportunità di contenimento della pressione fiscale previste dalle leggi di bilancio e dalle riforme previdenziali.

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