Le 3 cause della stanchezza frequente dopo i 60 anni: ecco quali sono e cosa fare

La sensazione di stanchezza frequente che molti adulti avvertono dopo i 60 anni è un fenomeno diffuso, caratterizzato da una riduzione significativa delle energie psicofisiche e spesso indicata con il termine astenia. Questo stato non deve essere considerato una semplice conseguenza naturale dell’invecchiamento ma può essere il risultato di vari processi fisiologici, condizioni mediche o fattori psicologici. Comprendere le cause principali di questo affaticamento persistente è fondamentale per adottare le strategie più efficaci e migliorare la qualità della vita nella terza età.

Le cause più comuni della stanchezza negli over 60

Sebbene i fattori all’origine della stanchezza cronica possano essere numerosi e spesso concomitanti, tre sono le cause principali che, secondo le evidenze cliniche, colpiscono con maggiore frequenza gli individui dopo i 60 anni:

  • Disturbi metabolici e malattie croniche: Con l’avanzare dell’età, l’organismo è più soggetto allo sviluppo di patologie croniche come diabete, ipotiroidismo, patologie cardiache e anemia. Queste condizioni alterano i normali processi metabolici, portando a una diminuzione dell’energia disponibile e provocando spesso una spossatezza diffusa. L’anemia, ad esempio, riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno verso i tessuti, causando affaticamento anche dopo piccole attività. Le malattie endocrine come il morbo di Addison o i disturbi della tiroide influiscono direttamente sui livelli energetici e sull’omeostasi dell’organismo, rendendo difficile per l’individuo mantenere livelli adeguati di vitalità anche nelle attività quotidiane più semplici.
  • Alterazioni del sonno e disturbi psicologici: A partire dalla terza età, il sonno tende a diventare meno profondo e più frammentato. Questa perdita di qualità del sonno comporta la mancanza di un recupero fisiologico completo, con il risultato di svegliarsi già affaticati e, quindi, di accumulare una stanchezza cronica durante la giornata. Condizioni come depressione, ansia, stress prolungato e lutto, inoltre, possono amplificare il senso di stanchezza, sia attraverso un impatto psicologico diretto sia attraverso alterazioni neurochimiche che diminuiscono i livelli di energia e motivazione. Disturbi come la depressione, molto frequenti nella popolazione anziana, sono spesso sottovalutati ma rappresentano una delle principali cause di affaticamento persistente.
  • Carente o inadeguata alimentazione: Un’alimentazione non adeguata ai nuovi bisogni dell’età avanzata può causare importanti carenze nutrizionali, soprattutto di vitamine (come la B12 e la D), minerali (ferro, magnesio) e proteine. Questa condizione può rendere difficoltoso affrontare le attività quotidiane e, nei casi peggiori, portare a uno stato di malnutrizione. L’assunzione insufficiente di calorie e nutrienti essenziali comporta un apporto energetico non sufficiente a sostenere il metabolismo basale e quello muscolare, accentuando il senso di debolezza. Sono anche frequenti, in questa fascia di età, problemi di disturbi alimentari o una ridotta assunzione di cibo dovuta a difficoltà nella masticazione o nella digestione.

I segnali da non trascurare

Non sempre è facile distinguere la semplice fatica fisiologica dalle manifestazioni cliniche di una condizione più complessa come l’astenia. Tuttavia, esistono segnali che, se persistenti, non dovrebbero essere ignorati:

  • Stanchezza che perdura da più di due settimane senza una causa apparente
  • Perdita di interesse per le attività quotidiane o riduzione dell’attività fisica
  • Alterazioni dell’appetito o del peso corporeo
  • Difficoltà a dormire o risvegli frequenti durante la notte
  • Sbalzi d’umore o episodi ricorrenti di tristezza

In presenza di questi sintomi, è importante rivolgersi al medico per un inquadramento diagnostico adeguato e per identificare eventuali patologie sottostanti che richiedano un trattamento specifico.

Cosa fare per contrastare la stanchezza dopo i 60 anni

Affrontare la stanchezza persistente dopo i 60 anni richiede un approccio multidimensionale, che comprende l’adozione di stili di vita salutari, una valutazione medica e il trattamento mirato delle cause sottostanti. Ecco alcune strategie utili e raccomandate:

1. Intervento sullo stile di vita

  • Alimentazione equilibrata: è importante aumentare l’apporto di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, riducendo invece alimenti processati, zuccheri e grassi saturi. Il supporto di un nutrizionista può essere fondamentale per bilanciare adeguatamente i pasti e scegliere cibi facilmente masticabili e digeribili.
  • Attività fisica regolare: anche una semplice camminata quotidiana aiuta a mantenere la muscolatura in efficienza, a migliorare la circolazione e a stimolare la produzione di endorfine, favorendo un incremento dell’energia generale.
  • Sonno di qualità: mantenere orari regolari, evitare l’uso eccessivo di schermi prima di dormire e limitare il consumo di stimolanti come caffeina e alcol nelle ore serali contribuisce a un riposo più profondo e continuo.

2. Controllo e gestione delle patologie croniche

  • Effettuare regolarmente screening ematochimici per valutare lo stato nutrizionale e identificare eventuali carenze vitaminiche o mineraliche.
  • Gestire con attenzione patologie croniche come diabete, ipertensione, disturbi endocrini e cardiovascolari, seguendo le terapie prescritte e sottoponendosi ai controlli periodici richiesti.
  • In caso di anemia, il medico consiglierà terapie specifiche basate sulla causa (ad esempio ferro, vitamina B12 o acido folico).

3. Supporto psicologico e benessere emotivo

  • Quando la stanchezza è legata a stress psicoemotivo o a stati depressivi, può essere utile un consulto psicologico o la partecipazione a gruppi di supporto.
  • Attività di socializzazione, hobby e interessi nuovi contribuiscono a mantenere attivo il cervello, rinforzando la motivazione e il tono dell’umore.

Quando rivolgersi al medico e quali indagini eseguire

Nel caso in cui la stanchezza frequente dopo i 60 anni sia persistente, ingiustificata o associata ad altri sintomi come perdita di peso, febbre, dolori articolari o alterazioni cognitive, è essenziale un approfondimento clinico. Il medico di medicina generale potrà prescrivere esami del sangue per valutare emocromo, funzionalità epatica e renale, assetto lipidico e dosaggio degli ormoni tiroidei. In presenza di indicatori sospetti, sarà necessario approfondire con indagini più specifiche o con l’intervento di specialisti.

Inoltre, condizioni come la menopausa, tipica nelle donne dopo i 50-60 anni, comportano ulteriori cambiamenti neuroendocrini che influiscono sulla sensazione di stanchezza. La riduzione degli estrogeni altera il metabolismo e riduce la protezione vascolare e muscolo-scheletrica, aumentando la vulnerabilità all’affaticamento e ai dolori diffusi. Intervenire tramite una corretta alimentazione, l’attività fisica mirata e la gestione dei sintomi può favorire un miglioramento dello stato energetico generale .

Infine, la astenia resta un segnale da non sottovalutare, soprattutto in presenza di fragilità fisica, concomitante perdita di agilità e progressiva riduzione dell’autonomia.

Contrastare la stanchezza cronica dopo i 60 anni significa prestare attenzione a corpo e mente, affidandosi a una rete di supporto medico, familiare e sociale, e mantenendo stili di vita che favoriscano il benessere globale.

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