La psoriasi è una patologia complessa che interessa milioni di persone in tutto il mondo e solleva spesso interrogativi riguardo al funzionamento del sistema immunitario nei soggetti affetti. A differenza di molte credenze diffuse, il sistema immunitario nelle persone con psoriasi non è indebolito; al contrario, si tratta di un caso di iperattivazione immunitaria. In questa malattia, il sistema immunitario non viene meno alla sua funzione protettiva, bensì si attiva in maniera anomala, scambiando erroneamente cellule sane della pelle come nemici da combattere. Questo provoca infiammazione persistente, formazione di placche cutanee e una crescita accelerata delle cellule epidermiche, ma la risposta immunitaria non risulta semplicemente “bassa” o carente come nel caso di altri disturbi immunitari o durante uno stato di immunodepressione.
Un sistema immunitario iperattivo: l’origine autoimmune della psoriasi
L’essenza della psoriasi risiede nel suo carattere autoimmunitario. Il sistema immunitario in condizioni normali protegge l’organismo da agenti patogeni esterni, ma nella psoriasi perde la precisione nel distinguere il “sé” dal “non sé”: si attivano cellule T e altre componenti immunitarie che provocano un’iperproduzione di citochine pro-infiammatorie, messaggeri che alimentano un’infiammazione persistente nella pelle. Questo evento porta a una esagerata proliferazione dei cheratinociti, le principali cellule epidermiche, che invece di rinnovarsi ogni 28 giorni, come avviene nella pelle sana, vengono sostituite fino a dieci volte più rapidamente, causando la tipica formazione di chiazze ispessite e squamose caratteristica della psoriasi. Si genera così un circolo vizioso in cui la pelle è sempre in uno stato di difesa contro un “nemico” che in realtà è parte dell’organismo stesso.
Nonostante questa attivazione eccessiva, alcune situazioni o terapie possono indirettamente compromettere la risposta difensiva contro infezioni. Ad esempio, i farmaci utilizzati per il trattamento della psoriasi, come immunosoppressori e corticosteroidi, possono ridurre l’efficacia globale delle difese, rendendo i soggetti più vulnerabili a infezioni della pelle e delle vie respiratorie. Va tuttavia precisato che non tutti coloro che soffrono di psoriasi hanno un sistema immunitario indebolito di per sé: il rischio si manifesta soprattutto in presenza di terapie che sopprimono l’attività immunologica, di altre malattie concomitanti o a causa di fattori come lo stress o uno stile di vita non ottimale.
La barriera cutanea e il rischio infettivo
La pelle, primo baluardo contro agenti patogeni esterni, subisce profondi cambiamenti in presenza di psoriasi. L’infiammazione cronica la rende meno capace di fungere da barriera efficace contro batteri, virus e funghi. Da ciò deriva un aumento del rischio di infezioni cutanee, in particolare se le placche sono aperte, ulcerate o sovrainfette. La situazione si complica ulteriormente quando vengono utilizzati farmaci immunosoppressori, poiché la risposta globale alle minacce esterne si indebolisce ulteriormente. Alcuni studi indicano che anche le malattie cardiovascolari si verificano con maggiore frequenza tra i pazienti affetti da psoriasi, dimostrando come l’infiammazione sistemica e una risposta immunitaria squilibrata possano coinvolgere non solo la pelle, ma diversi organi e apparati.
- Eruzione di placche cutanee: ciò causa la perdita di integrità del tessuto epidermico, aumentando il rischio di infezioni.
- Farmaci immunosoppressori: danno sollievo dall’infiammazione ma riducono la capacità dell’organismo di difendersi dagli agenti esterni.
- Comorbilità: la predisposizione ad altre patologie autoimmuni e cardiovascolari è più elevata nei pazienti con psoriasi.
Alimentazione e stress ossidativo: il ruolo dei micronutrienti
Di particolare interesse sono le recenti ricerche che enfatizzano il ruolo di una dieta equilibrata e della presenza di micronutrienti specifici nel supportare la funzione immunitaria e regolare la risposta infiammatoria della psoriasi. Gli antiossidanti come vitamine C, E, selenio e zinco contrastano gli effetti dei radicali liberi, il cui accumulo può favorire ulteriormente l’infiammazione cutanea e lo sviluppo delle placche. Inoltre, l’apporto adeguato di questi nutrienti aiuta a tenere a freno la produzione eccessiva di citochine pro-infiammatorie, offrendo un valido supporto al sistema immunitario alterato. Alimentarsi in modo equilibrato non Cura la psoriasi, ma può rappresentare una strategia utile nel contesto di un approccio terapeutico integrato.
- Vitamina C: rinforza la funzione immunitaria e aiuta a proteggere la pelle dalle aggressioni esterne.
- Vitamina E: potente antiossidante che protegge le membrane cellulari e ne limita la distruzione.
- Selenio e zinco: regolano delle attività enzimatiche fondamentali per la difesa immunitaria.
- Acidi grassi Omega-3: contribuiscono a regolare la produzione di citochine e ridurre l’infiammazione.
Psoriasi e rischio di altre patologie autoimmuni
I soggetti affetti da una malattia autoimmune come la psoriasi presentano, secondo diversi studi, un rischio incrementato di sviluppare altre condizioni autoimmuni, come la tiroidite autoimmune, artrite psoriasica e malattie dell’intestino. Questo legame deriva dal fatto che il sistema immunitario, quando alterato in modo persistente, può perdere ulteriormente il controllo e attaccare diversi tessuti e organi. In particolari eventi, come la gravidanza—periodo in cui il sistema immunitario subisce profonde trasformazioni per proteggere il feto—può verificarsi la comparsa o il peggioramento di patologie autoimmuni in soggetti predisposti.
La gestione di queste situazioni richiede interventi specialistici e una valutazione precisa sia dello stato immunitario che degli organi coinvolti. È inoltre importante tener conto dei diversi fattori di rischio, tra cui la storia familiare, il livello di attività della malattia, i farmaci utilizzati e le eventuali patologie concomitanti.
Come gestire la psoriasi e supportare le difese immunitarie
La gestione della psoriasi ruota attorno a una cura multidisciplinare che include trattamenti topici, fototerapia, farmaci sistemici e, nei casi più severi, farmaci biologici o immunosoppressori. La fototerapia, ad esempio, aiuta a calmare l’infiammazione cutanea con effetti limitati sul sistema immunitario globale, ma va sempre valutata la modalità di somministrazione—che non presenta differenze sostanziali tra cabine chiuse o lampade aperte quanto all’efficacia terapeutica, ma può mutare la praticità d’uso per il paziente.
Fondamentale, in ogni caso, è monitorare costantemente la salute generale e adattare la terapia alle necessità individuali, tenendo conto di possibili effetti collaterali o alterazioni immunitarie indotte dai farmaci. L’approccio ideale prevede una collaborazione tra dermatologi, immunologi e altri specialisti, specialmente quando il rischio di sviluppare ulteriori malattie autoimmuni è elevato.
- Evita l’utilizzo incongruo di farmaci immunosoppressori se non strettamente necessario.
- Integra micronutrienti utili tramite un’alimentazione bilanciata.
- Gestisci lo stress psicologico e fisico per ridurre il rischio di flare-up della psoriasi.
- Effettua controlli regolari, soprattutto in caso di comorbilità autoimmuni o cardiovascolari.
In conclusione, la psoriasi non va considerata come una condizione associata a “difese basse” in senso tradizionale. Ciò che accade è una disregolazione immunitaria, con una risposta esagerata e persistente che, oltre a danneggiare la pelle, può condizionare l’intero organismo. Solo una gestione attenta e personalizzata può garantire il benessere a lungo termine, limitando i rischi e sostenendo le reali capacità difensive dell’organismo umano. Ulteriori dettagli tecnici sulle interazioni tra sistema immunitario e psoriasi sono consultabili sulla voce psoriasi su Wikipedia.